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  • Immagine del redattoreEduardo Di Cristina

Villa Bono - Visita e Rivivi la Storia


Villa Bono


In questo articolo scoprirete la Storia di Villa Bono di Vaprio D'Agogna, una Villa Storica privata dedita alla creazione di eventi pubblici e privati.


Villa Bono, così chiamata dai suoi attuali proprietari la famiglia Clerici-Mellone risiede nel rione San Rocco di Vaprio d’Agogna che prende il nome dalla Chiesa omonima posta su una collinetta prospiciente il giardino della Villa medesima.





La tradizione orale fa risalire alla famiglia Caccia la proprietà originaria della Villa quale residenza; una notizia che sembra essere attestata anche dagli inventari notarili custoditi presso l’Archivio di Stato di Novara, dove è indicato che la famiglia possedeva non solo il Castello, ma anche ulteriori proprietà consistenti in caseggiati e terreni nel territorio di Vaprio. Della presenza di questa famiglia a Vaprio d’Agogna si hanno notizie certe a partire dal 1507 quando la fortezza, ovvero il Castello, è in possesso di Gregorio Caccia. Valida è l’ipotesi che anche la Villa appartenesse ai territori di questa famiglia. A seguito dell’arresto e della successiva decapitazione da parte degli Spagnoli del signorotto Giovanni Battista Caccia, soprannominato il Caccetta (1571 – 1609), i beni dell’intera famiglia vennero confiscati dalla Camera ducale e gestiti dal Magistrato Camerale di Milano. Per motivi economici le loro proprietà vennero poi messe in vendita il 19 marzo del 1688 dalla Camera Ducale e acquistati dal conte Galeazzo Visconti, figlio di Giovanni Visconti all’epoca signore di Fontaneto d’Agogna e feudatario di Vaprio. Si presume che insieme al Castello fosse stata ceduta anche la Villa.





La villa è presente con i sui confini nel catasto Teresiano del 1723 voluto per volontà dell’imperatrice Maria Teresa d’Austria sotto cui il Ducato di Milano era finito e, alla fine del Settecento, la famiglia nella figura di Gaspare Maria Visconti vende a Giacomo Felice Antonio Bono (1765 – 1829), originario di Belgirate, le proprietà, tra le quali si enumera la Villa.

Il nuovo proprietario era cugino di Adelaide Bono (1806 - 1871) che sposò nel 1824 Carlo Cairoli (1777 – 1849). Dalla loro unione nacquero tra gli otto figli anche Enrico e Giovanni. Questi, insieme al cugino Gaudenzio Bono parteciparono alla Battaglia di Mentana del 3 novembre 1867. Quest’ultimo a seguito delle ferite riportate al polpaccio sinistro morirà presso l’ospedale di Santo Spirito e il corpo viene sepolto a Vaprio per volere della madre che ne fa costruire una tomba monumentale. Rappresentata anche nelle mappe relative a Vaprio del catasto Rabbini richiesto da Cavour nel 1853 la villa viene poi venduta da Rina Travelli insieme ad altri possedimenti nell’aprile del 1890 alle famiglie Moroni-Biroli che decidono di acquistarla congiuntamente. Sarà poi il capitano Carlo Moroni a rilevare la parte della famiglia Biroli. Successivamente la Villa affronta il periodo fascista divenendo la casa del podestà di Vaprio, Ettore Moroni (Torino 1890 - Vaprio d’Agogna 1953) fratello di Carlo a cui succede e che governerà il periodo fascista dal 1932 al 1945.

L’ultimo passaggio avviene l’11 novembre del 2000 quando la famiglia Clerici-Mellone acquista dai precedenti possessori la Villa ormai abbandonata per riportarla agli antichi splendori.

Attualmente all’interno si possono ammirare i dipinti autografi, realizzati durante l’epoca fascista, dal pittore Francesco Cantoia con l’aiuto di Giovanni Albergante. Lo stesso artista operò anche nella chiesa parrocchiale di San Lorenzo. Gli affreschi, finemente realizzati, rappresentano quasi sempre elementi campestri pastorali con elementi vegetali proprio per lo stretto legame con la realtà del paese e per richiamare il giardino esterno quasi a volerlo portare anche all’interno dell’edificio.





La Villa si sviluppa su due piani comprensivi di un sottotetto e di una cantina. Il piano terra presenta una stanza dipinta di rosso con un camino in marmo bianco di Carrara. Proseguendo ci si immette nel salone ad archi sulle cui pareti vi sono i dipinti del Cantoia che coprono affreschi più antichi. Se oggi è un salone centrale con le volte a crociera, un tempo era un portico aperto. Accanto si trova quella che doveva essere la grande biblioteca. Sul medesimo piano vi sono poi una stanza caratterizzata da delle colonne disegnate di notevoli dimensioni e recante un camino chiuso e un pavimento disegnato. Per ultimo uno studiolo dalle pareti azzurre.

Al primo piano il primo ambiente che si incontra è un disimpegno, punto di aggregazione seguito poi da due stanze da letto. Proseguendo ci si immette in una stanza con balconcino databile al Settecento per via dei chiodi battuti a mano. Segue una stanza da letto con soffitto ad ombrello e infine due piccole stanze quadrate adiacenti alle scale e adibite entrambe a disimpegno.

All’esterno il giardino si trova tra il frutteto con filari di piante e cortile antistante la villa in ciottoli di fiume. Fino al 1950 era tipicamente all’italiana ovvero con viali in ghiaia definiti da cordoli in serizzo che delimitavano le aiuole laterali con piante ornamentali e statue in cemento che si differenziava dal modello inglese proprio per la ricerca dell’ordine e del dettaglio. Il giardino presentava anche una piscina per i pesci ora adibita a fonti e, a coronamento e tipico delle epoca, la ghiacciaia a sud, un ambiente dalla struttura a cupola inumata e in mattoni che fungeva da luogo di conservazione degli alimenti. Anche nella Villa Bono, particolarmente nel sottotetto, così come in altre abitazione di Vaprio avveniva la bachicoltura. Nel sottotetto sono presenti diversi camini, oggi murati, che servivano a non perdere i bachi in caso di gelate.


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