Eduardo Di Cristina
La Storia per Aldo Marci
Fotografa la Storia 📸
L'immagine che vedete è una foto originale fatta al collodio umido, su lastra di vetro, tecnica inventata da Frederick Scott Archer intorno al 1850. La particolarità però di questa splendida ed evocativa istantanea è che è stata fatta solo due anni fa, dal nostro nuovo collaboratore: Aldo Marci.

Quest'ultimo ci racconta prima di tutto che grazie a questa tecnica per la prima volta si
ottennero negativi di qualità eccelsa, che permisero di ottenere stampe di qualità superiore ai
processi precedenti.
Accanto alla produzione dei negativi il collodio permise lo sviluppo dell'ambrotipia e ferrotipia, che portarono alla diffusione della fotografia presso una fascia più ampia della società.
In secondo luogo, come esperto di questa tecnica e nostro nuovo collaboratore, oltre che rievocatore, abbiamo voluto fargli le consuete cinque domande. Tra cui potete anche scoprire il lavoro dietro a delle fotografie uniche nel loro genere.
1. Raccontaci in poche parole quale e quanto lavor è richiesto per diventare esperto nell'utilizzo del collodio e fare queste splendide foto.
Il collodio è una tecnica che richiede pazienza , esperienza e manualità. Per arrivare a un livello
dignitoso occorrono studio teorico per comprendere la chimica del processo e la sua gestione sul
campo , una buona dose di pazienza nella gestione della chimica e dei suoi problemi , molta
manualità che si acquisce solo con il tempo e accettare di sbagliare molto all'inizio.
Una volta superati questi ostacoli si apre un mondo differente , con altre regole, dove dietro ogni
singolo scatto occorre preparazione ed una buona dose di esperienza fondata su molte lastre
sbagliate.
Buona parte del lavoro di fotografo al collodio devo dire che è nascosta : tagliare le lastre di vetro ,
molarle e pulirle , preparare la chimica e gestirla nel tempo e riordinare le attrezzature occupano la maggior parte del tempo. Le persone fuori vedono solo il lavoro sul campo con la camera oscura e la macchina fotografica , ovviamente parlando di collodio umido negativo e ambrotipia.
Lo scatto è solo una minuscola frazione del lavoro necessario e fa specie che in quella manciata di secondi si dia il senso alle giornate di lavoro necessario alla preparazione dei materiali.
Ovviamente solo l'esperienza permette di capire quanto esporre e come , a seconda della luce e del suo colore. Il collodio come tecnica vede solo la luce attinica e di fatto è sensibile a lunghezze
d'onda che per noi sono per lo più invisibili. Stessa cosa con lo sviluppo che agli inizi specie con le
ambrotipie è poco intuitivo. Ma ogni cosa diventa possibile con pazienza e perseveranza. Anche i
migliori continueranno a sbagliare, specie se porteranno la tecnica al limite, ma sempre meno
rispetto agli inizi.
In cambio il collodio è una tecnica capace di dare una soddisfazione unica , ogni scatto è una sfida e ottenere un risultato perfetto regala un'emozione che quasi nessuna altra tecnica è in grado di dare.

2. Sappiamo che partecipi attivamente alle rievocazioni storiche. Come è iniziata questa passione e quale è il ricordo più bello ?
Questa passione nacque quasi per caso. Penso a maggio del 2017 . Fino ad allora non sapevo che
esistesse il mondo delle rievocazioni . Vidi per caso un documentario dove vi erano ovviamente dei rievocatori del periodo della guerra civile americana. Inizia a pensare che portare il mio modo di fotografare ad una rievocazione potesse portarmi a fare cose interesanti. Ovviamente non
conoscendo nessuno iniziai a scrivere a varie associazioni. Conobbi Amaltea . E fu così che il 24
giugno 2017 partecipai alla prima rievocazione a San Martino , anche se come ospite.
Fu l'inizio di una esperienza incredibile che mi portò a fare grandi progressi dal punto di vista
tecnico. Buona parte dei fotografi al collodio contemporanei non lavora al di fuori del proprio
studio. Scattare all'aperto con qualsiasi condizione climatica a volte rasenta il proibitivo.
Ma quando riesci a portare a casa una lastra perfetta la soddisfazione è immensa.
Per me è difficile dire quale sia il ricordo più bello. Il fatto è che ne ho tanti e dietro ogni ricordo
quasi sempre vi è una lastra.
Della prima volta ricordo lo stupore dei rievocatori e futuri amici di Amaltea. La prima lastra non
posso scordarla. Era surreale perchè quasi nessuno si aspettava che lo stessi facendo sul serio.
Io mi ricordo che arrivai prestissimo e inizia a montare con la pioggia . Mi girai e vidi le tende del
campo. Capii subito che era iniziata una giornata indimenticabile. La prima lastra di due
bersaglieri , con le tende sullo sfondo , qualche goccia di pioggia e una luce morbidissima non potrò mai scordarla.
Ma di sicuro non posso dimenticare della prima volta al forte Ardietti dove iniziai a fotografare la
folla senza mettere in posa , e neanche la serie di lastre fatte il giorno dopo una tempesta superata sotto le tende di cotone.
E non dimenticherò il primo negativo andato a buon fine , quello del duello , con poca luce , sotto
un cielo nuvoloso e la pioggia e un freddo incredibile.
Ma i ricordi sono tanti e molti altri non sono legati alla fotografia, ma proprio al senso di comunità
che si crea quando partecipi alle rievocazioni. Ma è difficile da spiegare se non lo si prova.
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3. Quali sono i personaggi storici più influenti della fotografia e quali sono i momenti salienti che
l'hanno carettirizzata dalla sua nascita ad oggi ?
Per rispondere a questa domanda si dovrebbe scrivere un trattato e vi è da dire che sugli inizi i
pareri sono discordi. Poichè il problema della fotografia agli albori non era riuscire a creare una
immagine ma mantenerla. E forse la fotografia era cosa diversa da come noi la intendiamo.
Dare una risposta esaustiva in poche righe lo ritengo impossibile , ma penso che dare qualche
accenno sia già un piccolo inizio. Tralascio molto e spero mi perdonerete.
I personaggi principali che non si possono tralasciare di sicuro sono Niepce e Daguerre.
Il famoso dagherrotipo è stato l'inizio della fotografia di ritratto con la sua qualità incredibile ma
anche le enormi difficoltà del processo.
Accanto a loro a mio avviso devono comparire Talbot ed Herschel. Poichè solo grazie alla carta
salata e al calotipo con il concetto di creazione di negativo e stampa per ottenere un positivo, per la prima volta si possono ottenere delle copie ed è un concetto di fotografia piuttosto moderno e simile a come noi la immaginiamo. Herschel contribuì alla creazione di numerose tecniche , compreso il cianotipo .
Archer fu l'inventore del collodio umido ma accanto a lui non si può non menzionare Blanchart-
Evrard inventore dell'albumina. I due processi che rivoluzionarono la fotografia e la dominarono
per almeno 30 anni.
Accanto a nomi degli inventori dei processi andrebbero menzionati gli inventori e i produttori delle lenti senza le quali fotografare sarebbe stato impossibile.
Petzval va ricordato come inventore della lente per ritratti ,ma ritengo quasi impossibile in questo
contesto riuscire a citare tutti gli altri e di come le loro invenzioni abbiano cambiato il modo di
fotografare.
Uno dei passaggi chiave è il passagggio dal collodio alle lastre alla gelatina. Come sempre
l'invenzione del processo è dovuta a studi di più autori ed è durato anni.
Ma uno dei periodi chiave sicuramente è l'inizio della creazione delle industrie fotografiche.
Esistevano anche prima del 1880 e producevano ad esempio le carte all'albumina che poi andavano sensibilizzate.
Ma la produzione in massa delle lastre alla gelatina , delle carte alla gelatina e successivamente
delle pellicole cambiò il modo di fotografare e il lavoro del fotografo.
Facilità di utilizzo , nuovi prodotti acquistabili pronti , possibilità di scattare anche per persone non esperte con soluzioni geniali e innovative come quelle di George Eastman .
Nomi come Kodak , Ilford , Agfa e molti altri sono ancora oggi famigliari.
La nascita della fotografia a colore , con il breve e splendido periodo delle lastre a colori
Autochrome dei fratelli Lumiere , e la sua evoluzione successiva nelle pellicole che ancora oggi si
possono utilizzare.
L'evoluzione degli apparecchi cambiò per sempre il modo di fotografare : la nascita del medio
formato e del piccolo formato. Non si possono tralasciare persone come Leitz , Franke ed Heidecke, Hasselblad . Ma così facendo si finisce per dimenticarne molti altri.
Infine il digitale che quasi tutti diamo per scontato. Per quanto possa sembrare assurdo fu la Kodak a lavorare ai primi progetti di sensori ccd intorno agli anni 70. Il resto è storia ed evoluzione dei nostri giorni.
4. Cosa è per te la storia e cosa ti ha avvicinato ad essa?
Domanda di non facile risposta , specie se non vuoi dare una risposta banale.
La storia mi ha affascinato fin da bambino. Mi ricordo delle gite agli scavi archeologici ed era un
materia che adoravo a scuola.
In realtà penso che noi tutti siamo immersi nella storia. Non solo in quella contemporanea . Senza
che ci accorgiamo noi conserviamo tracce di tempi antichissimi in ogni cosa che facciamo. Nelle
nostre parole vi sono storie di popoli lontani. E camminiamo fra palazzi e sopra rovine che
lentamente emergono e narrano di epoche passate. Ma questa è una visione romantica.
Non sono la persona con la giusta competenza per definire cosa sia la storia. Finirei quasi per dire che è come l'arte, poichè quasi tutto è arte . In realta mi piacerebbe dire che ogni cosa del passato di cui si può avere traccia , scritta o meno , sia storia.
Poi vi è la storia dal punto di vista di uno storico e di un archeologo. Magari meno romantica , ma
di sicuro rigore scientifico. Forse dal loro punto di vista la storia è altra cosa. Per fortuna oserei dire.

5. Come si crea una foto al collodio ?
Il collodio può essere definito come una famiglia di tecniche basate ,come dice il nome,
sull'invenzione del collodio, che è composto da etere , alcool e piroxilina in percentuali variabili.
Tale composto non nacque ad uso fotografico ma per uso medico. In effetti in modo minore lo si usa ancora oggi.
Qualcuno forse storcerà il naso quando definisco il collodio come una famiglia di tecniche.
Al giorno d'oggi quando di parla di collodio ci si riferisce per lo più all'ambrotipia e alla ferroripia.
Nel 1800 il collodio nasce con lo scopo di fare un negativo al collodio umido per ottenere una
stampa. Il processo è simile ma con un risultato ben diverso.
Infine vorrei ricordare il collodio secco che permise la fotografia di paesaggio e di architettura.
Processo che a parte i tempi di posa lunghissimi da la senzazione di scattare quasi con una pellicola, almeno per quel che riguarda la logistica all'esterno rispetto al collodio umido.
Mi limito all'ambrotipia e al negativo al collodio umido.
Si parte dalla preparazione della lastre di vetro , che devono essere pulite alla perfezione.
Ovviamente anche la chimica è preparata in precedenza. Le formule di collodio sono molte , alcune simili tra loro ma con sali diversi. Il collodio fotografico contiene dei sali , bromuro e ioduro con alcune percentuali e rapporti che cambiano tra ambrotipia e negativo.
Il collodio viene versato sulla lastra di vetro pulita e recuperato nella bottiglia , agitando in modo
particolare la lastra. Dopo pochi secondi si immerge la lastra ,che non è ancora sensibile , nel bagno di argento nitrato contenuto in una scatolina a tenuta di luce.
A questo punto avviene una reazione e si deposita sulla lastra bromuro e ioduro di argento. La lastra è sensibile e ad occhio diventa bianca opaca . Ovviamente in luce rossa e al buio della camera oscura si carica la lastra nello chassis , che non è altro che un contenitore a tenuta di luce che permette di portare la lastra alla macchina ed esporre.
A questo punto nel minor tempo possibile si espone. Subito dopo si va in camera oscura a
sviluppare. Va da se che chiamandosi collodio umido funziona solo da bagnato e che quindi
all'aperto è necessario avere tutta l'attrezzatura necessaria come la camera oscura e l'acqua .
Lo sviluppo differisce a seconda di una ambrotipia o di un negativo. Di base stesse sostanze ma con proporzioni differenti. L'ambrotipia di fatto è un negativo debole ed è una foto in copia unica che si può ammirare ponendo un vetro nero dietro. Il negativo invece ha bisogno di maggiore esposizione e sviluppo più lungo poichè il fine è ottenere la giusta densità per stamparlo.
Dopo lo sviluppo si sciacqua e si fissa la fotografia. Dopo si lava ancora con diversi cambi di acqua
per poi asciugarla con un fornellino ad alcool e verniciarla con una vernice protettiva a base di
sandracca.
Un negativo dopo il lavaggio se non è abbastanza denso puà essere intensificato in modo da
renderlo perfetto per le varie tecniche di stampa.